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giovedì 13 maggio 2010

Firenze, frustate e offese, il call center diventa un lager

Vi riportiamo qui di seguito un articolo, tratto da Repubblica, davvero agghiacciante. La notizia riguarda un call-center di Firenze, nel quale la dignità del lavoro veniva scacciata a suon di frustate. Il caso in questione non è che la punta di un iceberg, e perciò deve fare riflettere sulla condizione generale del lavoro in Italia. Oggi, infatti, i diritti dei lavoratori, quando non vengono cancellati dal legislatore, trovano sempre meno riscontro all'interno dei luoghi di lavoro. La situazione sta davvero diventando sempre più drammatica, specialmente all'interno dei call-center, dei veri e propri non-luoghi dove la mano d'opera (soprattutto giovanile) viene duramente sfruttata.

Firenze, frustate e offese
il call-center diventa un lager

di LAURA MONTANARI

Denunce per maltrattamenti da parte di una decina di ex centraliniste e ex venditori. Il frustino era usato per punire i dipendenti della Italcarone. Aspirapolveri-truffa venduti come "presìdi medici"

FIRENZE - Il frustino picchiato sulle gambe a qualche telefonista che nel call center batteva la fiacca, il divieto di alzarsi per andare in bagno se non avevano già fatto un certo numero di chiamate e trovato gli appuntamenti ai venditori per presentare l'aspirapolvere anti-acaro, nei passaggi porta a porta. Umilianti richiami davanti a tutti per chi non raggiungeva gli obiettivi stabiliti e, al contrario, premi, applausi e attestati di lode per chi migliorava i risultati: "Ti stimo tantissimo, non provare mai a deludermi" si legge in una delle pergamene sequestrate dalla Guardia di Finanza di Firenze nella ditta Italcarone di Incisa Valdarno. Sembra di essere nel film di Virzì o fra le pagine del libro autobiografico di Michela Murgia, "Il mondo deve sapere", resoconto di un mese passato al telefono a prendere appuntamenti per smerciare a centinaia di casalinghe gli aspirapolveri di una multinazionale americana. Quasi lo stesso metodo e stesso marchio di elettrodomestico.

Le denunce per maltrattamenti presentate da una decina di ex centraliniste e di ex venditori alla Federconsumatori e alla Guardia di Finanza hanno aperto un'indagine durata tre anni che ha portato all'arresto di cinque persone ai vertici della Italcarone. Le accuse sono di associazione a delinquere finalizzata alla frode in commercio e alla frode fiscale. Secondo quanto spiegato dalle Fiamme gialle, le vendite in nero dell'azienda con filiali ad Arezzo e a Massa ammonterebbero a quasi quattro milioni e mezzo di euro. Gli addetti venivano reclutati con annunci sui giornali tra persone senza specializzazione che avevano bisogno di guadagnare e si lasciavano attirare dalle promesse di premi e provvigioni. Anche la vita agiata che conducevano i dirigenti faceva colpo: auto di lusso e ville (una sequestrata a Reggello sarebbe appartenuta anche alla famiglia Gucci).

La mattina al call center cominciava sulle note dell'inno nazionale e tenendosi per mano o intonando slogan motivazionali. Le telefoniste, hanno spiegato gli investigatori, dovevano prendere più appuntamenti possibile, i venditori concludere i contratti e piazzare l'aspirapolvere che, importato per un valore reale di 350 euro, veniva venduto a oltre 3.500 euro o a rate di 94 euro per 60 mesi. Inoltre, stando alle accuse, l'elettrodomestico era presentato nelle dimostrazioni porta a porta come "presidio medico chirurgico elettromedicale anti acaro" dotato di autorizzazione del ministero della Salute, autorizzazione smentita dal medesimo dicastero.

Ogni nuovo venditore era affiancato da un "anziano" e la raccomandazione era di puntare all'inizio a parenti e amici, persone più facili da convincere all'acquisto. I premi (anche viaggi esotici) venivano sventolati in caso di raggiungimento degli obiettivi - per esempio 60 dimostrazioni al mese - ma di fatto erano spesso inarrivabili. Se si falliva l'obiettivo del tetto minimo di vendite, saltava il compenso. Il turnover era altissimo e molti dopo qualche mese abbandonavano quel lavoro precario. Partono così le prime segnalazioni, racconti di turni massacranti (fino a 14 ore al giorno nella postazione telefonica) e vessazioni psicologiche e fisiche. La procura apre un'inchiesta, la Guardia di Finanza acquisisce filmati, scattano controlli. Fra gli oggetti sequestrati nella prima perquisizione, un anno fa, nella ditta in Valdarno anche un frustino e cartelli del tipo: "Le persone di successo fanno ciò che i falliti non amano fare. Non dimenticare mai chi siamo: i migliori".

1 commento:

  1. io parlo per esperienza diretta avendo lavorato in questo ufficio per diversi mesi alcuni anni fa...è vero quasi tutto quello riportato nell'articolo ma ai miei tempi il frustino e il divieto di andare al bagno senza aver fatto un certo numero di telefonate non esistevano.certo è passato molto tempo e la sede è cambiata ma i dirigenti sono rimasti i soliti (str...i)e quindi non credo che facessero queste cose...certo però che sono felice della fine da loro meritata anche se non durerà molto
    brisaan

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